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L'uomo che uccise Don Chisciotte (2018) - Regia di Terry Gilliam (Spoiler)

  • LBD Productions
  • 24 nov 2018
  • Tempo di lettura: 3 min

Aggiornamento: 4 dic 2018

L'irrefrenabile Terry Gilliam corona il sogno di una vita e ci regala un'esperienza cinematografica visionaria, folle e creativa come solo lui poteva crearla.

Terry Gilliam è l'uomo dei sogni ad occhi aperti; è quel testardo capoccione che nonostante le tante e molteplici difficoltà produttive dei suoi film riesce sempre a farla franca, con un sorriso stampato sulla faccia e il motivetto "Always look on the bright side of life" fischiettato con spalvaderia (o almeno così mi piace immaginarlo).

Un altro tipetto testardo e con la testa altrove è Don Chisciotte; emblema dell'illusione della rinascita dei modelli cavallereschi e da sempre fonte d'ammirazione per Terry Gilliam, il quale ha cercato per ben 25 anni di dedicargli un film.

Dopo tanta agonia e fatica, finalmente l'omaggio è stato realizzato, e si tratta di una delle opere più pure, genuine e creative di un Autore che non smetterà mai di stupire.


"Realtà e fantasia si confondono, o meglio, si ottimizzano, perchè in fondo la fantasia nasce da un istinto reale, il bisogno di creare storie e di viverle."

"L'uomo che uccise Don Chisciotte" è Cinema allo stato puro; una folle e apparentemente incontrollata giostra in cui realtà e fantasia si confondono, o meglio, si ottimizzano, perchè in fondo la fantasia nasce da un istinto reale, il bisogno di creare storie e di viverle. Sotto questa luce, anche un paio di mulini a vento possono diventare degli orchi energumi contro cui combattere e mettersi alla prova.


L'uomo che non può morire


Terry Gilliam pone come protaginista della sua opera il talentuoso Adam Driver. Questi interpreta un giovane regista di nome Toby, corrotto dal mondo della pubblicità e del business.

Un uomo che non sogna più e fatica nell'ultimare le riprese di uno spot; questo perchè la sua indole creativa di quando ha girato il suo primissimo lungometraggio è andata ormai perduta, e con essa anche se stesso.

Serve dunque il supporto di un Don Chisciotte (un Jonathan Pryce perfetto) - o meglio, di un calzolaio che pensa di esserlo veramente - a riportarlo sulla retta via, a trascinarlo fuori dall'abisso del business per riaccendergli il fuoco artistico.

Terry Gilliam, ancora una volta, denuncia il logorroico sistema hollywoodiano basato sul mero guadagno e sulla castrazione dello spirito artistico. Una critica sempre attuale, dato che sono numerosi i casi di registi la cui visione di un film è stata modificata - anche pesantemente - dalle Major per motivi di profitto.

Gli stessi produttori, tra l'altro, sono rappresentati allegoricamente come dei tiranni, le cui infime richieste sono da accontentare a tutti i costi.



"L'uomo che uccise Don Chisciotte" non si limita solo a quello. La storia ci parla del potere dell'illusione e della sua rottura, la quale avviene con la scottante scoperta del mondo reale (che si contrappone alle fantasie speranzose di Don Chisciotte).

Ad un certo punto del film, Don Chisciotte - come nel romanzo - finisce deriso dalle persone circostanti; il suo spirito avventuriero viene messo in ginocchio e la maschera gli cade dal viso. Torna ad essere l'innocuo e sperduto calzolaio di un tempo, consapevole di vivere una bugia. Tuttavia è proprio la sua finzione a salvare il regista Toby, a riportarlo un autore creativo e visionario come non mai.

Come scritto prima; realtà e fantasia si ottimizzano, non si può escludere nessuno di questi fattori nella propria vita, c'è bisogno di entrambi per poter vivere al meglio ogni sfaccettatura.

Ed è così quindi che l'ideologia di Don Chisciotte, per quanto messa a dura prova, non verrà mai completamente spezzata.

Follia e la testardaggine si tramanderano sempre di uomo in uomo, di generazione in generazione.


Terry Gilliam ha preso le redini di questo personaggio, ora tocca a voi.



Voto: 8,5




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